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al testo di Livia
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Sesta estinzione di massa
Nè primi nè ultimi, anelli blasfemi di un linguaggio che non riusciamo ad elevare ed è per questo, semplicemente, che moriremo. Nessuna stramba filosofia, religione o scienza dal monolite intaccato dalla scimmia, scivolati senza alcuna odissea o navicella lungo il cono oscuro dell'inferno. Le città si son chiamate Babele, Gerusalemme, New-York e le croci han portato nomi pur diversi da Gesù Cristo. Le lacrime non han retto gli argini del tempo, scorrono oggi fra i due mondi, uguali. Fiumi di veleni, mozziconi di candele accese in chiese dove non sosterebbe alcun dio, ma forse è vero che le Madonne mute inviano messaggi di apocalisse ai più puri e semplici di cuore, analfabeti o pastori o un qualunque nessuno perché noi non riusciamo più a parlare. Ti dico, resisti, ama la forza della parola, inventati il sole per quando farà buio perché farà buio presto, e freddo, poi parlami come vuoi, come senti, possibilmente con un po' di bene in quei giardini dove mi è mancato il concime e la pazienza… prima che tutto svanisca in polvere.
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